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Green IT: come raggiungere l’efficienza ambientale

Nel perseguire la produzione di software a basso impatto ambientale, non è sufficiente rendere il codice scritto più efficiente, bisogna anche considerare l’efficienza dell’hardware.

Nel settore dell’informatica, ci sono molteplici fattori da considerare in aggiunta al semplice sviluppo del software. In questo contesto, alcuni ricercatori suggeriscono l’importanza di un approccio olistico nel calcolare l’impronta di carbonio dell’industria dell’informatica.

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Sostenibilità del Software, ovvero: andare oltre al solo Green Software

Dobbiamo capire che la sostenibilità del software va oltre le best practices della Green Software Foundation!

La Green Software Foundation ci ha fornito preziose linee guida, come l’indice SCI (Software Carbon Intensity), per misurare l’impatto ambientale del software. Tuttavia, la sostenibilità del software non si limita solo a questo aspetto. Perché un software sia veramente sostenibile, occorre considerare anche altri fattori cruciali.

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Life Cycle Thinking e Pensiero Critico

Ieri, durante il Q&A il workshop sul Life Cycle Assessment a Green&Blue Festival è nata una interessante discussione su cosa significa fare framing e come scegliere indicatori e mi sono accorto che usare (ed insegnare) gli OKR mi ha dato un notevole vantaggio sul tema.

Imparare a fare framing dei problemi e sviluppare competenze come il Pensiero Critico è importante per diverse ragioni, non solo nel contesto del LCA, ma anche per identificare le metriche da perseguire per migliorare il proprio impatto complessivo.

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Comunicazione Asincrona, perché è da usare per massimizzare lo smart working

L’asynchronous communication (comunicazione asincrona) non è una novità.

Anche le più conservatrici tra le aziende che richiedono la presenza in ufficio usano già una qualche forma di comunicazione asincrona, ad esempio quando i dipendenti impiegano un paio d’ore per rispondere a un’e-mail perché stanno ultimando un progetto o partecipando a una riunione.

I manager di solito si servono di testi o messaggi diretti su Slack per trasmettere informazioni ai dipendenti. E Google Docs consente a tutti di collaborare su un memo dalla propria postazione. Tutti questi sono esempi di comunicazione asincrona “passiva” cioè portata avanti grazie a dei tool e non (sempre) cercata.

La comunicazione asincrona, quella vera, richiede però un notevole sforzo e capacità di pianificazione della comunicazione per essere efficace.

Infatti, tutte le persone devono pianificare come devono comunicare una determinata informazione, i manager devono avere fiducia nei propri dipendenti perché lavorino autonomamente con gli strumenti di cui hanno bisogno per farlo bene e devono accettare il fatto non solo che è possibile tenere una riunione asincrona con i propri collaboratori, ma anche che è preferibile.

Ma cosa significa in soldoni pianificare il proprio modo di comunicare?

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Invincible OKR

Una mia ossessione è quella di abilitare le aziende a ragionare su due diversi binari, quello del business as usual e quello dell’innovazione.

Digitiamo opera in questo modo, con una linea di business più tradizionale ed una prossima allo startup studio. Ma anche Apropos ha un filone di innovazione per identificare nuove opportunità sul mondo degli eventi IT (cosa che si è rivelata fondamentale alla sopravvivenza negli ultimi due anni).

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Budgeting ed OKR

Un punto importante da tenere sempre in considerazione quando si vogliono adottare gli OKR è che questi nascono principalmente come uno strumento utile a portare crescita ed innovazione nell’azienda, cioè ad andare da uno stato di continuità ad uno di rottura (in senso positivo) dei normali schemi operativi.

Per questo motivo, in quanto strumento di crescita, è importante ricordarsi che ciò che fa funzionare l’azienda non deve essere messo in secondo piano, e che gli OKR devono affiancare le attività quotidiane e non renderle impossibili.

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OKR e Lean Canvas Board, come usarli insieme

Una delle cose più complesse da fare quando si stanno iniziando ad usare gli OKR è capire come poterli scrivere in modo che siano efficaci e non ricordino una mera to-do list, non che avere (qualche) OKR di tipo committed sia un problema insormontabile, ma limitarsi a questo tipo di obiettivo è ben distante dallo scopo per cui la metodologia dovrebbe essere adottata. Quindi tutto quello che basta fare è scrivere degli obiettivi sfidanti…

Ho mentito.

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Oceano blu, letteralmente

Oltre un decennio anno fa, decisi, dopo un lustro da freelance, di tornare a fare l’imprenditore aprendo (di nuovo) una azienda di servizi. Avevo letto un paio di anni prima Strategia Oceano Blu ed ero rimasto affascinato di come la metodologia che aveva trasformato, ma diciamo anche rivoluzionato, il Cirque du Soleil creando intorno ad esso un nuovo mercato, era per quanto concettualmente semplice tanto complessa da applicare efficacemente.

Fortunatamente questo non ci scoraggiò e ci fece identificare una nicchia (fare software di qualità e con metodologie di eXtreme Programming) in un oceano rosso (sviluppo con PHP) diventando in pochi anni una azienda di riferimento per la community degli sviluppatori web.

Identificare oceani blu, ed applicare strategie per farli diventare business (economicamente) sostenibili è nel tempo diventata una delle attività professionali che faccio più volentieri e che ho iniziato ad applicare anche nel mondo della sostenibilità, nella sua accezione più ampia.

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Di calendari e gestione del tempo

Il tema della gestione del calendario, durante le lecture riguardanti i temi di smart working o durante altre attività, emerge spesso. Ognuno ha la sua ricetta magica che funziona, più o meno per la sua specifica esigenza, ma sempre incompleta sotto qualche aspetto.

Lungi da me dall’annunciare la soluzione definitiva® ho notato che fare una corretta gestione del proprio tempo non sia un problema di riempimento del calendario stesso (output) ma di definire cosa effettivamente bisogna fare (outcome).

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Purpose driven company, cultura aziendale e OKR

Sinek, durante un Ted Talk, diceva:

“Profit isn’t a purpose. It’s a result. To have purpose means the things we do are of real value to others.”

Simon Sinek

In un mondo in cui il principio d’essere di una azienda si sta spostando dalla quantità di denaro lasciata agli shareholder all’aumento sistematico del valore per gli stakeholder (di cui gli shareholder sono una parte), quella frase deve essere impressa nella testa di ogni imprenditore che si rispetti.