Categories
pensieri Startup

Ha ancora senso fare (buona) impresa in Italia?

Un altro anno (di resistenza) è passato e gran parte degli obbiettivi personali fissati sono stati raggiunti, gran parte ma non tutti (il mondo non è ancora mio, non sono ricco da fare schifo e ho perso solo 10Kg dei 15 che mi ero ripromesso). Ho allargato la famiglia e la casa, ho dedicato un po’ più di tempo a me stesso studiando ed affrontando nuovi temi professionali ed ho contribuito all’organizzazione di nuovi eventi community-driven con il GrUSP sia su argomenti relativi a PHP che su temi che ho sempre vissuto come spettatore ma che mi hanno sempre affascinato.

Con ideato, nonostante la fuga di cervelli e una sempre più evidente crisi del mercato, abbiamo aumentato fatturato e profitto (anche se con risultati sotto le aspettative) e reinvestito gran parte dello stesso all’interno dell’azienda per tentare la via della realizzazione di startup/prodotti. Eppure, lavorativamente parlando, ho sempre una sensazione di amaro in bocca che non mi fa godere a pieno dei risultati ottenuti.

Categories
pensieri

C’è qualcosa di profondamente sbagliato…

Sono tornato da LeWeb con una valigia di gadget ed una di pensieri. Se la prima più o meno era aspettata la seconda un po’ di meno. Mi spiego, o almeno cerco di farlo dopo un paio di trappiste abbastanza cariche bevute in serata.

Ho finalmente partecipato ad un vero evento (non tecnico) per il (e sul) web (che comunque aveva i suoi angoli patinati dove tutti erano cool e si facevano i complimenti l’uno con l’altro o dove ceo di grosse multinazionali banfano di avere il miglior prodotto sul mercato per sicurezza e velocità) dove l’interazione con (veri) imprenditori era (finalmente) alla portata di mano (e prometto che al prossimo giro userò molto meglio Presdo).

Niente standiste gnocche e seminude che recitavano a memoria depliant, ma gente vera e con una certa esperienza che ti ascoltava, diceva la sua e cercava (veramente) di comprendere il tuo punto di vista su come è complesso lavorare su un mercato dove i prezzi sono falsati al ribasso o dove il valore portato non è realmente percepito.

Ho parlato con imprenditori che non riuscivano a capire i miei problemi perchè vivono in un mondo dove un’azienda che risolve problemi tecnici è pagata per quel che vale, senza trattative da 1 ora per spuntare pochi euro, e dove se il pagamento è concordato a 30 giorni significa che entro (e non oltre) il trentesimo giorno incassi la fattura.

Startupper e Business Angels che sono rimasti affascinati dal modo di lavorare che abbiamo scelto e contemporaneamente mi hanno “sgridato” perchè sito e comunicazione della mia azienda sono solo in italiano (se la tua azienda parla solo italiano perchè sei venuto a LeWeb?).

Tornare a casa mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca, ma niente autocommiserazione solo tanta voglia di fare nuovo e meglio e possibilmente fuori da questi confini ormai troppo stretti…

Categories
di tutto un po' lifehack

La sottile arte della contrattazione ai tempi del web 2.0

Con la mia azienda le cose vanno abbastanza bene e per questo motivo, mio malgrado, ho dovuto ridurre drasticamente le mie ore da sviluppatore per dedicarmi ad attività un tempo da me considerate marginali (alla produzione di buon codice) ma ora indispensabili al fine favorire ed aiutare una sana crescita d’impresa.

Una di queste è la contrattazione delle modalità di fornitura dei servizi con i clienti, attività che porta via, proporzionalmente alla grandezza del cliente, tempo e sanità mentale. Se volete sapere quanto manca ad un mio possibile ricovero, considerate che ultimamente le trattative (se così possono essere definite) sono portate avanti con multinazionali che cubano quanto piccoli stati e che prima di dare una qualsiasi risposta (tipo: “bella giornata, eh?“) passano le domande al vaglio di un pool di avvocati…

Ogni tanto, durante un colloquio o uno scambio di email abbastanza acceso, mi arrivano frasi e concetti, espressi quasi come se rappresentassero La Verità Assoluta, a cui ci si aspetta una accettazione passiva.

A seguire, per mio e vostro diletto, alcune delle chicche che reputo come rappresentanti di un modo di lavorare vecchio e sorpassato.

Categories
di tutto un po' lifehack pensieri

Do ut des

Non so se sarà il trend del 2011 ma nelle ultime settimane mi è capitato che più di un nuovo cliente mi abbia chiesto, per essere abilitato come fornitore, una combinazione lineare di Stato Patrimoniale dell’azienda e/o dei soci, Visura Camerale, DURC e Libro Unico dei lavoratori. A parte possibili violazioni della privacy (sul Libro Unico sono presenti dati riservati), interrogati i neo-clienti sulle motivazioni di queste richieste ho ricevuto risposte vaghe e poco esaurienti.

C’è chi lo fa perchè vuole evitare di dare lavoro ad aziende che fanno lavoro in nero, e fin qua sono in totale accordo, c’è chi lo fa per prassi (e non ricorda quando ha iniziato) e c’è chi lo fa per avere controllo su chi farà materialmente il lavoro (ma la mia interpretazione, plausibile, è di poter poi contestare il lavoro attaccandosi a qualche cavillo per ridurre la spesa finale).

Resta il fatto che il termine più (ab)usato è “per la trasparenza dei fornitori“. Ecco, anche a me piace la trasparenza, pertanto ai prossimi clienti che vorranno fatto un lavoro, ma chiederanno scartoffie su scartoffie, potrei iniziare a chiedere in contropartita la Visura Camerale, lo Stato Patrimoniale e lo stato dei ritardi dei pagamenti verso i fornitori.

Vuoi mai che tutta questa chiarezza non snellisca le pratiche per iniziare a fare il vero lavoro?

ciuaz

Categories
lifehack pensieri webdev

Il problema del refactoring

Dare una stima dei costi per il refactoring di un progetto, senza prima averlo analizzato sarebbe come cercare di curare una malattia senza investire tempo e denaro in analisi mediche.

Fullo, mail a cliente anonimo

Sempre più spesso in Ideato ci arrivano richieste per riprogettare, rifattorizzare ed ottimizzare software già in produzione. Ovviamente chi chiede informazioni sui costi si ferma ad un misero «ma quanto mi costa?» senza però ascoltare le due/tre cose che sappiamo sull’argomento (mica ci abbiamo scritto un libro sul refactoring per hobby, no?).

Uno degli ultimi casi che mi è capitato riguarda la riprogettazione (a tutti i livelli, dall’UX alla sistemistica) di un portale da fare in partnership con altre aziende con cui stiamo lavorando già da tempo. Solo la fase di preventivazione di massima è costata a tutti parecchio tempo perchè, come al solito, non c’erano idee chiare da parte del cliente che è stato accompagnato mano nella mano in tutta l’attività.

Il quale, però, è ovviamente caduto dal pero vedendo che nel preventivo di analisi mancava la stima dei costi per il refactoring.

Ecco quindi spiegata la metafora che introduce questo post.

Categories
pensieri

SDD: Stage Driven Development

Si definisce Stage Driven Development, o SDD, quel processo di sviluppo, tipicamente estivo e delle PMI italiane, che usa stagisti, normalmente senza competenze ed esperienze sul campo, per creare software business critical che poi dovrà essere rifattorizzato, o nel peggiore dei casi riscritto sottocosto, «che abbiamo già investito ed il budget è poco», da fornitori terzi.

Giusto per riagganciarmi a quanto detto da Luca sull’argomento stage.

Categories
pensieri

L’azienda che vorrei

  • L’azienda che vorrei dovrebbe mettere le persone davanti a tutto, renderle partecipi di come l’azienda sta andando e perchè.
  • L’azienda che vorrei dovrebbe perseguire il profitto, non solo quello economico, ma anche sociale ed intellettuale.
  • L’azienda che vorrei dovrebbe permettere ed invogliare la crescita personale, dando a chi lo vuole la possibilità di fare nuove esperienze, anche collaterali al lavoro svolto in ufficio.
  • L’azienda che vorrei dovrebbe far si che i dipendenti abbiano assistenza e rimborsi per le spese mediche, perchè la loro salute è anche salute dell’azienda.
  • L’azienda che vorrei dovrebbe dare spazio alle persone di dire la propria, proporre idee ed avere un piccolo budget per portarle avanti.
  • L’azienda che vorrei dovrebbe fare della propria forza la traparenza e la consapevolezza che il cliente fa parte del team di sviluppo.
  • L’azienda che vorrei dovrebbe rendere gli straordinari un evento straordinario, e non una consuetudine.
  • L’azienda che vorrei dovrebbe avere dipendenti che affermano che farsi oltre 40km per andare in ufficio tutte le mattine non pesano affatto.

Fortunatamente questa azienda la ho.

Categories
eventi php

SymfonyCamp sto arrivando!

symfony camp
Il 2008 si può annoverare come uno dei più geek mai passati, ho potuto partecipare a molti eventi per webduepuntoisti, smanettoni e nerd e parteciperò ad altrettanti nei prossimi 3 mesi.

Questo weekend, snobbando la blogsfera italiana (anche se la cosa mi dispiace un bel po’, ma ormai sono avvezzo ad eventi tutti nello stesso giorno), andrò al SymfonyCamp in Olanda.

Symfony è ormai uno dei framework da me più usati per lavoro grazie alla sua versatilità e predisposizione a progetti non banali. Conoscere tutti i principali sviluppatori, magari per iniziarne a far parte, non potrà che far bene a me ed ai ragazzi di Ideato. ;)

ciuaz

Categories
pensieri

La dura legge del mercato.

Dopo 3/4 preventivi (persi o illegibili a causa del misconosciuto formato PDF), innumerevoli discussioni telefoniche con soggetti differenti da idee diametralmente opposte ed offerte dell’ultimo minuto per venire incontro alle richieste di questo o quel personaggio che hanno trasformato un sito vetrina in una sofisticata extranet con possibilità di vendere prodotti, arriva una telefonata di venerdì pomeriggio (19.30) mentre mi appresto con Strada ad andare alla blogDinner.

Anonimo cliente: salve, sono il presidente.
Fullo: ehm… salve… (chiunque tu sia)
A: Sa, il preventivo del sito non ci va bene, l’ha aumentato troppo!
F: (capendo in corner chi fosse il tipo) aumentato rispetto a cosa? rispecchia esattamente il primo preventivo inviato. Aggiungendo solo il costo della grafica, che all’inizio volevate far fare in casa.
A: perchè io ho un preventivo da 1750 euro.
F: non ho mandato nessun preventivo per una cifra del genere. Ma è sicuro che è mio? A chi è intestato.
A: è suo si! c’è scritto “XXXXXX”! E dice 1750 euro! (eppure mi ha chiamato per nome…dovrebbe sapere come mi chiamo…mah)
F: mi scusi, ma tutti i preventivi dell’azienda sono fatti su carta intestata, questo come l’ha ricevuto?
A: boh, non so.. via fax forse. (che come tutti sanno cancella le intestazioni dei preventivi)
F: ed è su carta intestata di ideato?
A: ma non saprei.. ma è di “XXXXXX”!
F: ok, ma lui non è un nostro dipendente e collabora con noi saltuariamente come commerciale, al massimo vi avrà fatto una valutazione di massima prima delle vostre ultime specifiche. Che data porta il documento? (che ormai so molto, ma molto, antecedente al nostro ultimo preventivo)
A: non so il fax non si legge bene.
F: …. In sostanza, per essere chiari, a YYYYYYY (a 350Km dalla sede dell’ufficio e raggiungibile solo via auto) ci devo venire lunedì mattina alle 9.00 (ma si potrà dare un appuntamento di lunedì alle 9.00?)? Come azienda non ci muoviamo per progetti sono i XXXX euro. Inoltre come le ho comunicato le farò avere una fattura di rimborso spese di trasferta (che tanto ho capito che il lavoro non ce lo volete far fare ed a YYYYYYY non ci voglio venire…).
A: eh, no.. non saprei.. non possiamo spendere più di quella cifra….pensavamo al massimo 1500 euro… ma non è che conosce qualcun altro… che ci costi di meno?
F: vedo di farle avere alcuni nomi.. buon weekend.

sigh… tutto questo per riprende l’ultimo discorso fatto sulla nuova imprenditoria

ciuaz

Categories
di tutto un po' eventi

Inaugura Ideato!

ideato, web ideas for sale

ciauz