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Strategia di Sostenibilità

Sfruttando un paio di braccia rotte e l’impossibilità di usare il computer in modo continuo ho investito il mio tempo libero, negli ultimi due mesi, per chiaccherare con imprenditori1 conosciuti nel mio percorso per capire se e come stavano valutando temi di sostenibilità all’interno della loro quotidianità. L’ho fatto per mera curiosità e per capire come l’ecosistema di persone che mi circondano percepiscono i temi ai quali mi sono affacciato in modo più strutturato negli ultimi due anni.

In alcune call non ho neppure approfondito i 17 SDGs delle Nazioni Unite, non per mancanza di interesse nel mio interlocutore ma perché già oltre al semplice scopo della discussione.

Parto dicendo che di positivo molti dei miei contatti sono diventati particolarmente attenti al tema, anche se c’è chi continua a pensare alla sostenibilità come un tema solo relegato all’impatto ambientale.

Se è vero che l’aspetto più evidente, perché sotto gli occhi di tutti, è quello ambientale bisogna considerarlo come solo uno dei tre Pilasti (Planet, People and Profit) e che tutti e tre contribuiscono ad avere un impatto da micro (persona, azienda) al macro (città, stato, pianeta e che non affronterò in questo post) in maniera diversa.

Pertanto quando si parla di Sostenibilità bisogna sempre considerarla dal punto di vista sistemico anche se applicata solo sulle scelte che farà la propria azienda.

Provando a fare un esempio banale. Supponiamo di essere una knowledge company che decide di eliminare gli spostamenti delle persone anche per ridurre la CO2. Cosa succede però se poi impediamo alle stesse persone, per un principio sulla carta lodevole, di organizzare incontri fisici per attività complesse sostituendole con call lunghissime o con strumenti non adeguati al lavoro (impattando quindi negativamente sulla qualità della vita)? O ancora peggio rendendole poco produttive ed efficaci (impattando sulla sostenibilità economica dell’azienda)? Con questo esempio, al limite della generalizzazione, non voglio dire che è consigliato non lavorare per ridurre la CO2 prodotta nel commuting dei dipendenti verso l’azienda, ma che questo è solo uno degli aspetti da tenere in considerazione per ragionare in termini di reale sostenibilità (e diciamolo, anche smart working).

La sostenibilità è quindi una scelta strategica, a medio-lungo termine, che deve aderire a tutto il modello di business e visione di impresa.

Non ci si può limitare a piccoli accorgimenti tattici per ridurre determinati parametri ma bisogna guardare all’insieme delle cose.

Andando più a fondo questo approccio deve essere visto sia nel modo di operare dell’azienda ma anche nella strategia degli acquisti, chiedendo ai propri fornitori come impattano nella filiera. La supply chain deve diventare sempre di più una value chain che ha una visione a lungo termine sul portare miglioramenti sia all’ambiente che agli stakeholder coinvolti.

Affrontare questi aspetti in modo concreto e pragmatico ha dei benefici che si ripercuotono negli anni, ed è ulteriormente dimostrato dal fatto che le aziende che stanno crescendo meglio sono quelle che hanno una visione a lungo termine che include la sostenibilità come modo di fare, e migliorare il proprio, business.

  1. A dirla tutta ho chiamato e parlato prevalentemente con persone che erano già interessate ai temi o addirittura hanno fatto passi concreti verso la sostenibilità della propria impresa. Mi piace vincere facile.