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Resilienza e Sostenibilità

Sono ormai 3 anni che collaboro come mentor per il Contamination Lab organizzato dalla Fondazione di Banca del Monte di Faenza. La collaborazione, svolta senza fine di lucro, verte interamente nell’aiutare la nascita di startup sociali ed ad impatto sul territorio fondate da giovani e futuri imprenditori. Lo faccio perché penso sia importante aiutare la crescita dell’imprenditoria locale ma soprattutto perché, penso, che a me (alla loro età) un aiuto di questo genere sarebbe piaciuto e avrebbe aiutato tantissimo.

Quest’anno, a causa della quarantena, le lezioni da me tenute e le attività di mentorship sono state svolte interamente online. Le motivazioni dietro a questo cambiamento mi hanno permesso di riflettere sull’approccio didattico finora tenuto, svecchiandolo ed approfondendo maggiormente temi che, probabilmente, avrei discusso marginalmente.

Resilienza e Sostenibilità sono due dei temi su cui ho più impostato le attività di formazione ed affiancamento di quest’anno (e che riproporrò a settembre durante le attività del Founder Institute di Roma e Bologna).

Per la Resilienza ho introdotto i concetti di Antifragile e di come quest’ultimo sia, in definitiva, una versione on-steroid del mero concetto di resilienza. Quello che ho cercato di far capire è che nella cultura del fail-fast il pivoting, l’adattabilità, la resilienza e l’antifragilità sono non solo aspetti da tenere sempre in considerazione per il proprio business ma principi da conoscere ed interiorizzare. Utili a non fossilizzarsi su un’idea ma anzi a spaziare su più scenari per poi lanciarsi su quello che potrebbe rivelarsi un vero e proprio oceano blu.

Sustainable Business Model Canvas by CASE Knowledge Alliance

Per la Sostenibilità invece ho sostituito il più tradizionale Business Model Canvas con il BMC Sostenibile di Case Knowledge Alliance che aggiunge due nuove aree: Costi Eco-Sociali e Vantaggi Eco-Sociali. Anche se può sembrare cosa da poco, questi due elementi generano conversazioni molto importanti e fanno riflettere a fondo su cosa sia, o non sia, rilevante per la propria idea imprenditoriale al fine di avere un impatto positivo sul mondo.

Considerando che la pandemia si è sviluppata, anche, a causa di una eccessiva deforestazione e poca attenzione a quello che è l’ecosistema in cui viviamo a vantaggio di un modello economico che, per di più, sta dimostrando tutti i suoi difetti e, probabilmente, una mancanza di resilienza nel momento in cui la globalizzazione deve, per qualche motivo, interrompersi o anche solo rallentare, innescare fin dal primo vagito di una startup ragionamenti più sistemici sulla sostenibilità della propria value proposition reputo sia un valore da continuare a spingere.

Infine penso sia necessario per tutte le aziende italiane (e non solo) iniziare a rivalutare il proprio modello di business ed operativo tenendo in mente questi due temi anche per essere pronti al prossimo scossone che il mercato avrà, probabilmente dovuto alla tropicalizzazione del bacino mediterraneo ed ai disastri ambientali che ne conseguiranno.

Ad esempio, mantenere la propria filiera del valore disseminata globalmente non porta particolari vantaggi se poi non c’è la possibilità di produrre quando le frontiere sono chiuse, così come l’investire sul digitale, al fine di permettere ai propri dipendenti di funzionare, e far funzionare l’azienda, anche se non sono (tutti) co-locati diventerà sempre più di vitale importanza. Per fare ciò sarà però necessario svecchiare politiche sociali, ridurre la burocrazia ed attivare incentivi al fine di riportare in Europa gran parte della produzione relegata in Cina.

Sarà quindi necessario portare i temi di Resilienza e Sostenibilità, rendendoli prioritari, anche sul sistema paese oltre che nel piccolo incubatore al quale dedico il mio tempo.