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Mobilità a confronto, Vodafone, Wind, Tre e Tim in test

vodafone Grazie ad Andrea, e gli altri ragazzi di PromoDigital.it ho avuto l’occasione di passare un paio di settimane a testare connettività di gestori telefonici con le chiavete HSDPA offerte dagli stessi. Non avendo una macchina Windows (reale) e men che meno una Os X ho da subito temuto il peggio per la connettività, invece grazie ai potenti mezzi offerti dal kernel 2.6.27.12 (e superiore) presente su Fedora ed Ubuntu ho potuto navigare senza alcun problema (o quasi) semplicemente inserendo la chiavette nel connettore USB.

Premetto che ho testato le chiavette un po’ ovunque, soprattutto nei miei lunghi spostamenti in treno e che tutte le considerazioni a seguire sono personali e svolte senza criteri scientifici di sorta inoltre non ho minimamente fatto attenzione al tipo di contratto, concentrandomi solo sul funzionamento degli stessi. Unica accortezza avuta è che i test di velocità sono stati fatti in diverse occasioni per tutte le chiavette in modo da avere dati di utilizzo più o meno eterogenei.

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Uccidere internet

Ormai i tentativi di uccidere internet, o comunque impedirne la crescita e lo sviluppo, nel nostro paese arrivano ciclicamente ogni anno. Negli ultimi giorni ne sono stati fatti ben due.

Il primo, da parte di Vodafone, cerca di danneggiare la libertà di informazione (direttamente? indirettamente? boh). L’azienda infatti, con una sua offerta per i podCast ha creato un walled-garden dove è lei, e solo lei, a decidere quali sono le notizie che possiamo scaricare e quali sono i servizi che possiamo usare ad un prezzo accettabile.

Tutto il resto però non viene negato, semplicemente viene dato a prezzi di accesso ignobili. Del fattaccio ne parla approfonditamente tutta la blogosfera, e nello specifico Quintarelli che già un anno fa a Casalecchio spiegava il fenomeno dei walled-garden e ci metteva in guardia. E comunque, se proprio volete/dovete navigare con dispositivi mobile usate Tre.

La seconda opera di medioevalizzazione tecnologica l’ha fatta invece il governo. Come al solito i burocrati statali pensano prima agli interessi degli enti che fanno monopoli (e che finanziano campagne politiche) e poi allo sviluppo tecnologico di una nazione che sta sprofondando sempre più in basso nelle classifiche mondiali di settore. L’oscenità proposta, perchè per fortuna si tratta ancora di proposta di legge, è quella di obbligare tutti (ma proprio tutti, privati e professionisti, autori di blog e siti vetrina, etc) ad iscriversi al Registro degli operatori di Comunicazione (ROC).

Questo, dicono, per protegger(si)e dalla sempre maggiore opera di diffamazione(=divulgazione dei fatti senza censure) che pare stia avendo luogo nella rete italiana. Con una legge del genere verrebbero quindi colpiti non solo tutti i privati che vogliono farsi un blog, ma anche le piccole aziende “artigiane” del web che sfornano tutti i giorni contenuti e servizi sulla rete che dovrebbero andare in contro a spese e burocrazia per poter mettere online la loro nuova creatura.

Insomma pensate alla lentezza del NIC italiana (abbandonate i .IT!!!) e moltiplicatela per 1000, questo è il tempo che potreste dover aspettare prima di andare online. Punto Informatico, in un lungo articolo spiega la gravità dei fatti.

ciuaz