Ho appena finito di vedere in anteprima (al cinema) X-Men 3… non vi svelo nulla ma vi suggerisco di rimanere seduti fino in fondo… oltre i titoli infatti si scopre che… paura eh? non ve lo dico mica! ;)
ciuaz
Ho appena finito di vedere in anteprima (al cinema) X-Men 3… non vi svelo nulla ma vi suggerisco di rimanere seduti fino in fondo… oltre i titoli infatti si scopre che… paura eh? non ve lo dico mica! ;)
ciuaz
Come vedete dal banner qui sopra oggi è il TowelDay, giornata commemorativa per ricordarsi di Douglas Adams, l’autore della trilogia in cinque libri chiamata Guida Galattica per Autostoppisti.
Quindi che aspettate? Tirate fuori il vostro asciugamano preferito e portatevelo appresso e ricordatevi che:
La Guida Galattica per gli Autostoppisti dice alcune cose sull’argomento asciugamano. L’asciugamano, dice, è forse l’oggetto più utile che un autostoppista galattico possa avere. In parte perché è una cosa pratica: ve lo potete avvolgere intorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una mini-zattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare vapori nocivi o per evitare lo sguardo della Vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); infine potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente.
E per chi non capisse il titolo del post, beh ecco una breve (ed esauriente) spiegazione:
“Quarantadue!” urlò Loonquawl. “Questo è tutto ciò che sai dire dopo un lavoro di sette milioni e mezzo di anni?”
“Ho controllato molto approfonditamente,” disse il computer, “e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda.“
ciuaz
Oggi ho provato ad installare il mio fiammante Zend Studio 5 sulla mia workstation con Fedora Core 5 e mi sono accorto che non solo l’installazione non andava a buon fine, ma che non partiva proprio ricevendo una dozzina di messaggi simili a:
awk: error while loading shared libraries: libdl.so.2: cannot open shared object file: No such file or directory
dirname: error while loading shared libraries: libc.so.6: cannot open shared object file: No such file or directory
/bin/ls: error while loading shared libraries: librt.so.1: cannot open shared object file: No such file or directory
basename: error while loading shared libraries: libc.so.6: cannot open shared object file: No such file or directory
Demoralizzato, ma deciso a farlo partire, ho cercato in giro per internet ed ho trovato una paginetta scritta ad hoc sul sito di Zend dove viene spiegato che bisogna modificare tramite sed
il file di installazione del programma.
Chiaccherando con Tobias ed Uval (responsabile marketing di Zend) durante il phpDay ho notato che si sta sempre di più usando il termine Enterprise davanti ad alcuni prodotti Open Source.
Il succo dei discorsi fatti è che quando si utilizza Enterprise si intende un qualsiasi cosa (purtroppo anche di qualità dubbia) che ha dietro il supporto di un’azienda. La quale garantisce compatibilità all’indietro, un ciclo di sviluppo continuo e un supporto (a pagamento) degno di tal nome.
guarda Ejecting matter from the stomach thru the mouth su flickr
Stupenda questa galleria di foto sulle avventure dell’uomo dito trovate su flickr! :)
via Tao
ciuaz
Nonostante il phpDay sia finito (per il pubblico) sabato, per noi del GrUSP c’è ancora un pochino di lavoro da fare come pagare le ultime fatture, inviare gli attestati ed aggiornare il sito con le varie slides…
Quest’anno ho sentimenti contrastanti sull’evento, anche perchè sono passato dallo status di supporter/visitatore a quello di organizzatore. Di per sè la qualità degli interventi è stata eccellente, le persone intervenute si sono rivelate splendide e disponibilissime e soprattutto di una professionalità incontestabile (a parte un desaparecido dell’ultimo momento). Con questi presupposti si potrebbe dire che il phpDay è stato un successone, purtroppo non lo posso dire. Diciamo solo una bella esperienza.
La mattina è iniziata con una chiamata da Israele per dirmi che DHL ancora non ha consegnato certi prodotti… E’ seguita con una serie di corse in giro per Bari e provincia, una mezza insolazione mentre aspettavamo di essere gentilmente mandati a cagare da un assurdo personaggio di DHL ed una lite furibonda con cavi di rete, access point e indirizzi IP (che il prode Tobias sta procurando…)
ma sarà possibile che a 2 giorni dal phpDay mi prendo una contrattura ad un muscolo della schiena? Doloreeeeee!
ciuaz
Ormai anche i grandi hanno iniziato a rilasciare, oltre alle API per l’accesso ai propri strumenti, toolkit e framework completi per la realizzazione di applicazioni anche di un certo calibro.
Yahoo con le sue User Interface Library permette una notevole interazione lato utente, tanto che c’è già chi ha realizzato giochi come il Tetris interamente in javascript, DOM e CSS.
Google invece ha rilasciato un toolkit per scrivere web application in java (orrore!) e per poi tradurle automaticamente in applicazioni javascript AJAX-enable.
Adobe dal canto suo ha rilasciato tempo fa Spry, un framework javascript per realizzare usando DOM (ed a una prima occhiata Xpath) applicazioni web non eccessivamente complesse.
Ora che anche i big spingono verso il web 2.0 riusciremo (in ItaGlia) a far capire ai nostri clienti che è tempo di iniziare a valutare l’effettiva utilità di certe tecniche all’interno delle loro applicazioni?
ciauz